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I MECCANISMI DELL'EMPATIA










Negli ultimi anni il fenomeno dell’empatia (letteralmente “sentire come” l’altro, allo stesso modo), da sempre terreno privilegiato della filosofia e della religione, è divenuto oggetto di indagine scientifica molto fertile. Aprire gli occhi sul mondo dell’altro e vederlo per quello che è realmente e non nel vuoto in cui trovano posto le proprie proiezioni, non è così semplice, richiede l’abilità di non essere centrati su se stessi.

Esaminiamo un piccolo frammento di vita quotidiana. Un uomo ritorna a casa dal lavoro e dice alla moglie: “Sono piuttosto stanco”. “Tu sei stanco! Io sono stanca!” - ribatte prontamente la moglie, elencando tutte le incombenze che lei ha svolto nella giornata. A questo punto il marito interrompe il monologo della moglie accendendo la televisione, mentre la moglie telefona ad un’amica lamentandosi della scarsa sensibilità del marito. Il giorno dopo, prima di lasciare l’ufficio, l’uomo incontra un collega e salutandolo aggiunge: “Sono piuttosto stanco”. L’altro risponde: “Anch’io”. I due si sono dedicati al medesimo lavoro e ognuno sa cosa provi l’altro: la loro conversazione, pur ridotta al minimo, fornisce un riconoscimento reciproco che è la base di ogni autentico contatto umano.

Un’ altra situazione: davanti al televisore scorrono le immagini di un evento drammatico di natura collettiva (terremoto, alluvione, operazioni di guerra con vittime civili, attentato). Le immagini suscitano in alcuni un intenso desiderio di fare qualcosa, esserci, partecipare, voler agire subito per alleviare la sofferenza altrui (partecipazione simpatetica, attivazione empatica) ed in altri sentimenti contrastanti di vicinanza emotiva e di distacco (o peggio, di repulsione) come se la faccenda in fondo non li riguardasse. Spesso, dopo una overdose mediatica, scatta nello spettatore il desiderio di ritornare subito alla normalità, alle piccole cose di tutti i giorni, desiderando escludere dalla mente il più presto possibile l’evento traumatico. Dopo alcuni giorni anche in coloro che si erano lasciati coinvolgere emotivamente, l’interesse comincia a scemare e infine continueranno a provare empatia solo gli osservatori che in qualche modo sono entrati concretamente in contatto con le vittime.

Questi processi mentali diventano comprensibili se si analizzano i meccanismi alla base dell’empatia e le sue distorsioni. Martin Hoffman, professore di psicologia alla New York University, illustra nel saggio “Empatia e sviluppo morale” (il Mulino) trent’anni di ricerche, con il rigore e la limpidezza dello scienziato, nel tentativo di mettere a punto una teoria psicologica della condotta prosociale che integri affettività, cognizione e motivazione. Come si sviluppa la disposizione empatica? Gli studi sui disturbi dell’attaccamento (il legame privilegiato tra il bambino e la figura che lo accudisce), dimostrano che senza attaccamento non esiste empatia. Abbiamo bisogno di “una base sicura” per provare interesse ad esplorare il mondo dell’altro. Di contro, alcuni test basati sul comportamento di giocatori nel corso di una partita in cui si vincono delle somme di denaro, mostrano come l’empatia può smorzarsi o annullarsi del tutto se viene meno la fiducia nell’onestà dell’altro.

Inoltre, spiega Hoffman, l’empatia non ci porta a condividere le emozioni degli altri in modo imparziale, ma è vulnerabile ad alcune distorsioni (bias). E’ noto che la maggior parte delle persone risponde più facilmente con empatia verso i soggetti appartenenti alla proprio gruppo (famigliare, etnico, religioso, professionale o altro). Anche la vicinanza fisica ed emotiva alimenta ed intensifica l’empatia. Il bias di vicinanza ci spinge ad empatizzare con chi ci è vicino perché visibile (si può entrare in contatto con uno sconosciuto che soffre anche attraverso le immagini o le narrazioni); il bias di immediatezza ci spinge a prestare maggiore attenzione alla sofferenza di una persona presente rispetto a quella di una persona assente, pur se sofferente allo stesso modo o anche di più.

Più complesso appare il processo della “sovrattivazione empatica”, una condizione che si realizza involontariamente quando la sofferenza empatica dell’osservatore diviene così intensa da trasformarsi in un vivo sentimento di sofferenza personale; a quel punto l’osservatore sposta l’attenzione dalla vittima a se stesso, innescando la “deriva egoistica”.

Come evitare di cadere nei paradossi dell’empatia? Evita la sovrattivazione empatica e la conseguente deriva egoistica chi sa adottare delle strategie per dosare il coinvolgimento emotivo ed è impegnato attivamente nella relazione con l’altro (o gli altri). L’abilità empatica dunque è un nodo cruciale della regolazione delle emozioni e della maturazione della personalità, tanto che nella forma più evoluta si può parlare di “personalità empatica” con un buon funzionamento psichico ed uno stile esistenziale orientato in senso etico.

L’empatia regolata alimenta la possibilità di riconoscersi in una causa di utilità comune ed evolve in comportamenti prosociali che formano il nucleo di comunità solidali. “Nel descrivere la mente non ci si può sottrarre a un esame dei valori umani” - scrive Howard Gardner, professore di Scienze cognitive e dell’educazione all’Università di Harvard, nel saggio “Cinque chiavi per il futuro” (Feltrinelli) - equivalendo a dire che lo studio della mente avrà ricadute non solo in campo scientifico ma farà luce su fondamentali aspetti della vita individuale e sociale.

La dimensione pubblica dell’empatia si misura inevitabilmente con il dolore provocato da disuguaglianze, povertà, esclusioni, ingiustizie. “Ascoltare il dolore significa dunque non ignorarlo, non rimuoverlo chirurgicamente, e non drogarlo, ma piuttosto assumerlo collettivamente, e quindi portarlo a presenza e a consapevolezza - sostiene Franco Riva, docente di Etica sociale all’Università Cattolica di Milano, nel saggio “La rinuncia al sé” (Edizioni Lavoro) - non sembra infatti che un’attenzione emotiva, episodica, oppure scandalistica del dolore, come l’uso ad effetto dell’ultimo caso pietoso, ne possa costituire un ascolto autentico: in questa prospettiva, il dolore è solo apparentemente portato a consapevolezza, mentre in realtà viene nuovamente rimosso, disatteso, e strumentalizzato, proprio perché enormemente ingigantito e ridotto all’eccezionale. Il dolore diventa, pur nella sia negatività, uno strumento prezioso per correggere i progetti politici e per smascherare di volta in volta l’inumano che essi esplicitamente contengono, o che indirettamente suscitano”.

“Io, gli altri”, è il motivo conduttore della Fiera Internazionale del Libro 2009 di Torino: un’occasione per esplorare i territori dell’identità, dell’intersoggettività e dell’etica pubblica.

Fiera del Libro 2009 fine: RSAMIC

ROSALBA MICELI

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Orsi della luna

Arte e Amore

Amor sacro e amor profano a New York
Arte e amore nell’Italia del Rinascimento

Metropolitan Museum of Art, New York

Dal 18 novembre 2008 al 16 febbraio 2009, presso il Metropolitan Museum di New York, è aperta la mostra “Arte e amore nell’Italia del Rinascimento”, che attraverso numerosi oggetti cerca di illustrare come venivano celebrati l’amore e il matrimonio in uno dei periodi più splendidi e ricchi dal punto di vista storico e artistico.

La celebrazione, la commemorazione del fidanzamento, matrimonio, della nascita di un bimbo, esisteva già da tempo, ma è in questo periodo che diventa un fatto sociale e culturale della massima importanza.

Sono esposti circa 150 oggetti, che risalgono a un periodo compreso tra i primi del Quattrocento fino alla metà del Cinquecento. Si possono ammirare squisiti esempi di maiolica, magnifici lavori di oreficeria, ritratti nuziali, rarissimi pezzi della cristalleria veneziana, pannelli per cassapanche finemente decorati, deschi da parto.

Oltre all’amore consacrato dal matrimonio, non mancano però le rappresentazioni e le celebrazioni dell’amore sensuale, come nel capolavoro “Venere e Cupido” del grande artista veneziano Lorenzo Lotto,e in molte stampe e disegni.

Spesso erano i familiari o gli amici a commissionare questi oggetti straordinari per farne poi regalo ai novelli fidanzati, o sposi, o genitori.

I più grandi artisti e i più rinomati artigiani si mettevano al servizio di queste celebrazioni.
Tra gli artisti ricordiamo in particolare Giulio Romano, Tiziano e il già citato Lorenzo Lotto. I visitatori possono ammirare anche un capolavoro del Tiziano: La “Venere con un organista e un piccolo cane”, proveniente dal Museo del Prado.