Il modello del fascino
Quando si parla di Rodolfo Valentino ci si riferisce a uno dei più grandi "sex-symbol" maschili che Hollywood abbia mai conosciuto, tanto che il suo nome costituisce un sinonimo del termine. Rodolfo Valentino è colui per cui milioni di donne in tutto il mondo hanno sospirato giornate intere, sognando di passare almeno qualche momento in compagnia di questo grande seduttore latino. Ma la sua fama di amatore dello schermo rischia di essere piuttosto riduttiva, per un uomo che è stato un vero attore, dotato di notevoli doti di eleganza e sensibilità. Oggi sono in tanti, specie i giovani delle ultime generazioni, a conoscerlo solo di fama. Ma anche tra coloro che lo ricordano, le sue immagini, complice la quasi irreperibilità dei suoi titoli, risultano sbiadite.
Eppure il culto e la leggenda dell'immigrato Rodolfo Guglielmi, perito agrario mancato che, nato povero nell'Italia del Sud, sbarca in America nel 1915 in cerca di fortuna, sono iscritti con forza nella storia del divismo cinematografico. Nato il 6 maggio 1895, la sua è stata una vita dagli inizi grami: dopo aver vissuto qualche periodo dormendo sulle panchine al Central Park di New York, si fa assumere come lavapiatti in un night-club, e grazie alla sua prestanza e alle sue doti di ballerino, comincia anche a fare l'accompagnatore di attempate signore danarose.
Quando una di queste per lui uccide il marito, Valentino, spaventato, scappa in provincia arruolandosi come ballerino nella compagnia teatrale di Al Jolson. Qui viene notato da un attore che lo raccomanda ad Hollywood. Il fascinoso Rodolfo Valentino (il nome è ormai assunto come pseudonimo dal giovane Guglielmi) debutta sullo schermo nel 1919, e per qualche anno interpreterà solo ruoli da "mascalzone" latino, fin quando, nel 1921, viene notato da una talent-scout di nome June Mathis, la quale propone alla Metro Goldwyn Mayer di farne il protagonista della pellicola di genere avventuroso, "I quattro cavalieri dell'Apocalisse" (The Four Horsemen of the Apocalypse, 1921) di Rex Ingram, di cui rimarrà memorabile la scena in cui Valentino balla con grazia e sensualità un appassionante tango.
Nonostante il successo ottenuto dall'attore in questo film, lo Studio lo impiegherà successivamente solo come comprimario in film di poco conto, negandogli addirittura uno stipendio decente. Questo fin quando la Paramount lo ingaggerà, offrendogli un vantaggiosissimo contratto, come protagonista de "Lo sceicco" (The Sheik, 1922) di George Melford, un film misto di avventura e sentimento, in cui Rodolfo Valentino, nel ruolo di un ambiguo quanto seducente sceicco arabo, infiamma lo schermo grazie al suo magnetismo e al suo conturbante fascino mediterraneo.
A partire da questo film Rodolfo Valentino diventerà il prototipo dell'amante straniero portatore di fascino tenebroso, tutto capello impomatato, occhio rapace e strategia sessuale all'insegna della passività. Nel giro di poco tempo diventa così la prima star letteralmente inventata dalle fantasie del pubblico femminile. Intanto l'attore, dopo un infelice matrimonio neanche consumato con l'attrice lesbica Jean Acker, aveva cominciato un'appassionata quanto tormentata storia d'amore con la sofisticata ed affascinante stilista Natacha Rambova, che vorrà trasformarlo in un attore raffinato dallo smisurato senso artistico, il contrario, insomma, del Rodolfo Valentino virile e sensuale che il pubblico femminile amava.
Nel giro di pochi anni sarà il seduttore sedotto in "Sangue e arena" (Blood and Sand, 1922) di Fred Niblo, e un "Robin Hood" della steppa ne "L'aquila nera" (The Eagle, 1925) di Clarence Brown; infine lo si vede nel doppio ruolo del giovane sceicco e di suo padre ne "Il figlio dello sceicco" (The Son of the Sheik, 1926) di George Fitzmaurice, girato quando la Rambova (che intanto era diventata sua moglie) lo aveva lasciato e il fisico cominciava a dare i primi segni di cedimento. Rodolfo Valentino sarebbe morto prima della proiezione di quest'ultimo film, il 23 agosto 1926, a causa di una peritonite, a soli trentuno anni.
Eppure il culto e la leggenda dell'immigrato Rodolfo Guglielmi, perito agrario mancato che, nato povero nell'Italia del Sud, sbarca in America nel 1915 in cerca di fortuna, sono iscritti con forza nella storia del divismo cinematografico. Nato il 6 maggio 1895, la sua è stata una vita dagli inizi grami: dopo aver vissuto qualche periodo dormendo sulle panchine al Central Park di New York, si fa assumere come lavapiatti in un night-club, e grazie alla sua prestanza e alle sue doti di ballerino, comincia anche a fare l'accompagnatore di attempate signore danarose.
Quando una di queste per lui uccide il marito, Valentino, spaventato, scappa in provincia arruolandosi come ballerino nella compagnia teatrale di Al Jolson. Qui viene notato da un attore che lo raccomanda ad Hollywood. Il fascinoso Rodolfo Valentino (il nome è ormai assunto come pseudonimo dal giovane Guglielmi) debutta sullo schermo nel 1919, e per qualche anno interpreterà solo ruoli da "mascalzone" latino, fin quando, nel 1921, viene notato da una talent-scout di nome June Mathis, la quale propone alla Metro Goldwyn Mayer di farne il protagonista della pellicola di genere avventuroso, "I quattro cavalieri dell'Apocalisse" (The Four Horsemen of the Apocalypse, 1921) di Rex Ingram, di cui rimarrà memorabile la scena in cui Valentino balla con grazia e sensualità un appassionante tango.
Nonostante il successo ottenuto dall'attore in questo film, lo Studio lo impiegherà successivamente solo come comprimario in film di poco conto, negandogli addirittura uno stipendio decente. Questo fin quando la Paramount lo ingaggerà, offrendogli un vantaggiosissimo contratto, come protagonista de "Lo sceicco" (The Sheik, 1922) di George Melford, un film misto di avventura e sentimento, in cui Rodolfo Valentino, nel ruolo di un ambiguo quanto seducente sceicco arabo, infiamma lo schermo grazie al suo magnetismo e al suo conturbante fascino mediterraneo.
A partire da questo film Rodolfo Valentino diventerà il prototipo dell'amante straniero portatore di fascino tenebroso, tutto capello impomatato, occhio rapace e strategia sessuale all'insegna della passività. Nel giro di poco tempo diventa così la prima star letteralmente inventata dalle fantasie del pubblico femminile. Intanto l'attore, dopo un infelice matrimonio neanche consumato con l'attrice lesbica Jean Acker, aveva cominciato un'appassionata quanto tormentata storia d'amore con la sofisticata ed affascinante stilista Natacha Rambova, che vorrà trasformarlo in un attore raffinato dallo smisurato senso artistico, il contrario, insomma, del Rodolfo Valentino virile e sensuale che il pubblico femminile amava.
Nel giro di pochi anni sarà il seduttore sedotto in "Sangue e arena" (Blood and Sand, 1922) di Fred Niblo, e un "Robin Hood" della steppa ne "L'aquila nera" (The Eagle, 1925) di Clarence Brown; infine lo si vede nel doppio ruolo del giovane sceicco e di suo padre ne "Il figlio dello sceicco" (The Son of the Sheik, 1926) di George Fitzmaurice, girato quando la Rambova (che intanto era diventata sua moglie) lo aveva lasciato e il fisico cominciava a dare i primi segni di cedimento. Rodolfo Valentino sarebbe morto prima della proiezione di quest'ultimo film, il 23 agosto 1926, a causa di una peritonite, a soli trentuno anni.
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