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Paura d’amare


Per amare ci vuole anche e soprattutto coraggio. Per il colpo di fulmine no.

Per viversi un colpo di fulmine non occorrono qualità particolari, se non quella di riconoscerlo (ma è facile), e quella di farsi avanti: e anche questo non è difficile. Basta seguire l’orma dell’ormone.

Invece per amare occorre avere coraggio: per dir meglio, non si deve avere paura. La paura ci impedisce di amare: è per questo che solo di rado da un colpo di fulmine nasce l’amore. La paura di amare può assumere vari aspetti:

a) Paura di cambiare: L’amore permette, e nello stesso tempo pretende, dei cambiamenti radicali nelle abitudini, nello stile di vita: niente è come prima, tutto assume un colore diverso… Secondo molte ricerche, a livello inconscio è la voglia di cambiamento che ci rende pronti ad innamorarci.

b) Paura di soffrire: Amare comporta un grosso rischio: quello di soffrire. Se l”oggetto d’amore” – che è sempre un soggetto – se ne va (ci lascia per un altro) o non ci ama più, stiamo ovviamente malissimo. L’amore è coinvolgimento totale, è voglia di passare insieme ogni istante della vita. Se è difficile separarsi anche per un’ora, è facile immaginare cosa si provi all’idea che l’altro possa lasciarci. O innamorarsi di un altro. Ma anche se questo non avviene, l’amore deve comunque fare i conti con la possibilità che avvenga, o con l’ipotesi della morte dell’altro. Ebbene, l’accettazione del distacco e della separazione è la “conditio sine qua non” dell’amore. I meccanismi difensivi come la negazione e la rimozione, vantaggiosi a breve termine, ottengono come risultato un continuo e logorante sforzo di evitamento, che promuove un inconscio ma progressivo allontanamento. Quest’accettazione è estremamente difficile per chi non ha mai avuto modelli di riferimento adeguati, o non è culturalmente evoluto e preciò considera l’altro come oggetto, o se ha una personalità emotivamente immatura.

Il terrore che nasce dall’angoscia di separazione spinge queste persone a trovare molto spesso una soluzione che poi diventa un problema: il controllo. Se evito che lei/lui incontri persone che possono piacergli più di me, il gioco è fatto. E’ il famoso, classico tema (problema!) della gelosia. La gelosia viene spesso considerata inscindibile dall’amore. Anzi, peggio: per molti la gelosia è il termometro dell’amore: se non c’è lei, vuol dire che non c’è nemmeno lui.

La gelosia sarebbe insomma una cartina di tornasole che ci dà notizie sul grado e sull’intensità dell’amore. Non è vero, anzi è vero il contrario: più si ama, in maniera piena e consapevole, meno si è gelosi. Non è una questione di ragionevolezza (per quanto serrato, il controllo dell’altro non è mai totale; e un clima di sospetto finisce per avvelenare il rapporto), ma di sentimento: chi ama è strutturalmente fedele, e quindi sa che anche il partner non può non esserlo. La fedeltà fa parte del modello-base dell’amore: non è un optional.

La gelosia è veramente una cartina: di torna-solo. Chi la prova – e la agisce - spesso distrugge, a causa di essa, il proprio rapporto amoroso, e torna ad essere solo. In realtà, nei rapporti d’amore vero, contrariamente a quello che si vede nei film d’amore o nelle soap, la gelosia non esiste. Chi ama non è minimamente interessato a nessun’altra persona, anche se molto più bella e più giovane di quella amata, e proietta tutto questo sull’altro: perciò non ha paura che gli preferisca qualcun altro. “Se ciò accade, vuol dire che non mi ama: ma se mi ama, la cosa è impossibile”. In ambedue i casi, il controllo non ha ragione di esistere. Il geloso non considera l’altro disamorato o ingannatore: lo ritiene semplicemente debole, esposto alle tentazioni. In realtà il geloso sta proiettando sull’altro il proprio mondo interno: è lui che si sente esposto alle tentazioni. E’ la dimostrazione che il geloso è uno che non sa amare: per chi è innamorato le tentazioni semplicemente non esistono. In questo discorso rientra anche l’iperprotettività e l’eccessiva preoccupazione nei confronti del partner: se sarò abbastanza attento, gli eviterò il rischio di ammalarsi, o di mettersi in un guaio. Questo stile apprensivo genitoriale somiglia a quello di certe mamme che soffocano i figli con le loro raccomandazioni e le loro ansie (“telefonami appena arrivi, copriti bene”), in un maternage che supera abbondantemente l’età in cui è utile. Quando la paura è troppo grande, ci si difende chiudendosi: “stoppando” sul nascere qualsiasi coinvolgimento emotivo. Scegliendo rapporti brevi, senza impegno emozionale. In questo modo non si soffre, ma probabilmente nemmeno si gode: il prezzo che spesso si paga in questi casi è un profondo senso di incompletezza. Una spiacevole sensazione di non aver vissuto fino in fondo.

Ma soprattutto di non riuscire ad essere felici: si può avere successo nel lavoro e nelle “amicizie”, ed esserne contenti: ma la felicità - e questo lo capisce pure chi non ce l’ha – è un’altra cosa. c) Paura di aprirsi completamente all’altro. Aprirsi vuol dire fidarsi completamente dell’altro, superare i limiti del proprio interesse, dire sempre la verità, superare la paura di ferire, e soprattutto di essere feriti, affrontare insieme tutto quello che la vita ci riserva. Tutte operazioni non facili, e non esenti da rischi.

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Salviamo gli orsi della luna !

Orsi della luna

Arte e Amore

Amor sacro e amor profano a New York
Arte e amore nell’Italia del Rinascimento

Metropolitan Museum of Art, New York

Dal 18 novembre 2008 al 16 febbraio 2009, presso il Metropolitan Museum di New York, è aperta la mostra “Arte e amore nell’Italia del Rinascimento”, che attraverso numerosi oggetti cerca di illustrare come venivano celebrati l’amore e il matrimonio in uno dei periodi più splendidi e ricchi dal punto di vista storico e artistico.

La celebrazione, la commemorazione del fidanzamento, matrimonio, della nascita di un bimbo, esisteva già da tempo, ma è in questo periodo che diventa un fatto sociale e culturale della massima importanza.

Sono esposti circa 150 oggetti, che risalgono a un periodo compreso tra i primi del Quattrocento fino alla metà del Cinquecento. Si possono ammirare squisiti esempi di maiolica, magnifici lavori di oreficeria, ritratti nuziali, rarissimi pezzi della cristalleria veneziana, pannelli per cassapanche finemente decorati, deschi da parto.

Oltre all’amore consacrato dal matrimonio, non mancano però le rappresentazioni e le celebrazioni dell’amore sensuale, come nel capolavoro “Venere e Cupido” del grande artista veneziano Lorenzo Lotto,e in molte stampe e disegni.

Spesso erano i familiari o gli amici a commissionare questi oggetti straordinari per farne poi regalo ai novelli fidanzati, o sposi, o genitori.

I più grandi artisti e i più rinomati artigiani si mettevano al servizio di queste celebrazioni.
Tra gli artisti ricordiamo in particolare Giulio Romano, Tiziano e il già citato Lorenzo Lotto. I visitatori possono ammirare anche un capolavoro del Tiziano: La “Venere con un organista e un piccolo cane”, proveniente dal Museo del Prado.